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Ciao Filippo, il sorriso di Dio nei semplici
«Ci sono stato anche io!»
Un bimbo che vola sulla terra
magari solo il tempo di qualche "volata" d'ali come Filippo lascia un grande
vuoto. Continua a vivere senz'altro nel cuore dei genitori, ma, curiosità, tanti
penso facciano fatica a parlare di lui perché non sanno con chi farlo, come
farlo, perché farlo; ieri e oggi lo hanno nominato sgomenti per l'accaduto;
poverino, poveri genitori. E così i discorsi non sono andati oltre: pudore,
imbarazzo? o forse il non volersi mettere in discussione di fronte al valore della
vita, della propria vita, anche in questo particolare contesto: è meglio non
farlo, e se poi dovessi cambiare qualcosa di me, di noi…!?. Questi bimbi
restano lì sospesi, ci sono stati, meglio non parlarne più, la vita deve andare
avanti. E così alla fine praticamente neghi loro il diritto di essere vissuti. Non
c'è niente di più triste che pensare che una vita sia arrivata sulla Terra senza
lasciare traccia del suo passaggio in chi vi resta. Invece, parlare di loro, farne
giusta memoria, ricordarli anche solo con una data, un'immagine sul mobile
bello di casa, (non in un cassetto) é forse un modo per gridare al mondo che
anche loro, in modo tante volte per noi incomprensibile, hanno contribuito a
crearlo un po' migliore. "Ci sono stato anche io!" Sì Filippo, ci sei stato anche
tu in mezzo a noi e ci hai fatto sognare, e da lassù contribuisci presso Dio a
farci capire che sono le cose semplici, le persone semplici, a fare il mondo
migliore.
Don Giuseppe L.
Lunedì pomeriggio (23 marzo) daremo l'ultimo saluto al piccolo Filippo Ravacchia. Come sono le norme attuali, solo i familiari stretti possono partecipare e a certe condizioni. Ti chiedo di esserci DA CASA, coi tuoi familiari, stringendo intorno a te la tua metà, i tuoi figli, i tuoi nonni… facendo una semplice preghiera, facendo un minuto di silenzio… Quando? Al suono delle campane. Le Campane di Casalpò, Fodico e S. Stefano/Poviglio centro (le uniche ancora in funzione) suoneranno a festa al momento dell'arrivo di Filippo al cimitero, non certamente prima delle ore 15. Sentiamo così più comunità, più Chiesa. Benedico de core,
Don Giuseppe
Donazioni in memoria di Filippo:
Federica e Pio così scrivono: «Per eventuali donazioni in ricordo di Filippo non ce la sentiamo di dare indicazioni "vincolanti"... Certo... Ci farebbe piacere che si privilegiassero i contesti che Filippo ha frequentato e nei quali è stato accolto con amore... Quindi: l'asilo parrocchiale, la parrocchia di Poviglio e le sue frazioni... Grazie»
Ringraziamo tutti, davvero tutti quanti... Avvertiamo la vostra vicinanza in questo momento così tragico e doloroso... ma soprattutto ringraziamo per l'affetto che avete riservato a Filippo e confidiamo che Lui possa vivere nei vostri cuori e nei bei ricordi... vi chiediamo di pregare per il nostro bambino e per noi che dovremo imparare ad andare avanti senza di Lui...
Federica e Pio. (21.3.2020)
"Signore, non ti chiediamo perché la vita di Filippo è stata così breve, ma ti
ringraziamo per il tempo che ce l'hai donato!" Queste parole di Sant'Agostino le
avevo sentite tante volte nelle liturgie di commiato, ma non le avevo mai percepite
così vicine... Esse suscitano in me ora, dopo il pianto iniziale appena ricevuta la
comunicazione della inaspettata morte, tanta speranza e desiderio di amare la vita
per quello che è giusto. E vi spiego perché parlandovi di Gesù. Molte volte Gesù,
Dio che si è fatto uno di noi, si è trovato a confrontarsi anche col dolore degli altri:
con la violenza derivata da un mondo arrogante in cui predomina il più forte, con la
malattia e l'handicap che, ai suoi tempi, emarginavano chi ne era colpito, con il lutto
drammatico di padri, di spose, di amici… Gesù sperimenta il dolore
dell'incomprensione, del litigio, dell'ingiustizia, del fallimento di un'amicizia, della
solitudine. Vive il suo ministero pubblico in un clima di crescente tensione, fino ad
essere apertamente contestato e drammaticamente eliminato. L'ultima settimana
della sua vita segna la fine dei suoi sogni, la consapevolezza di avere apparentemente
fallito la missione affidatagli dal Padre, l'esperienza dell'abbandono dei discepoli
con cui aveva condiviso giorno e notte tre anni di vita e il Regno di Dio. E poi ciò che ha vissuto sulla propria pelle e
nel cuore durante la passione, e sulla croce… attendendo la Risurrezione. Gesù sa bene cos'è la sofferenza. Dio conosce
il dolore. E io vedo questo come una tappa del percorso della sua e nostra vita: l'altra faccia dell'amore. Incarnandosi,
Dio ha imparato delle cose dall'umanità. Ha imparato, ad esempio, quanto dolore ci fanno il dolore e la morte: il racconto
della morte di Lazzaro ci spalanca ad una verità sorprendente. Dio piange, davvero. E quel pianto ci lascia interdetti.
Quel pianto ci sconcerta, ci scuote, ci smuove. Dio ora sa cos'è il dolore. Dopo poche ore sarebbe andato fino in fondo,
portando su di sé tutto il dolore del mondo. Dio e il dolore si incontrano. Non è bastato che Dio diventasse uomo per
condividere con noi la vita. Ha voluto imparare a soffrire, per redimere ogni pena. Ci basta? Non lo so. Davanti ad un
Dio che condivide, non sempre il nostro cuore si convince, si converte. Preferiamo un Dio che condivide il nostro dolore
o un Dio che ci evita il dolore? Anche la decisione di Gesù di accettare la condanna a morte, di non fuggire, di consegnarsi
nelle mani di chi lo odia, deriva dalla sua missione, dal suo ostinato desiderio di manifestare agli uomini il volto del
Padre, amante della vita, dell'umanità, sempre. Potrebbe fuggire, ammettere il fallimento, aspettare tempi migliori,
cambiare strategia. Invece Gesù sceglie il dolore necessario. Necessario a rivelare la verità delle sue parole. Altro è fare
un bel discorso, una bella predica, scrivere un libro. Altro è essere appesi ad una croce. Gesù muore in assoluta coerenza
con le sue parole; la sua morte stupisce anche il centurione. Muore perdonando, affidandosi al Padre, sperimentando
fino in fondo lo strazio di una morte ingiusta e violenta oltre ogni immaginazione, senza perdere la fede. Gesù vive ciò
che ha detto, testimonia che è possibile perdonare i nemici, amare fino alla fine. La croce manifesta il carattere di Gesù,
la sua determinazione. La verità del suo messaggio. Il cuore della passione è l'amore, non il dolore. Il dolore, in questo
caso, si è reso necessario per testimoniare l'amore. Un dolore che diventa sacrificio, che fa sacro il dono che Gesù fa
della sua stessa vita agli uomini. Dolore salvifico! Il dolore, allora, assume una nuova, inattesa e intensa sfumatura.
Vedendo in quel dolore la misura dell'amore di Dio, un amore senza misura, noi possiamo convertire il nostro cuore e
salvarci. Ci salviamo dall'indifferenza, dal cinismo, dalla mancanza di senso, dalla disperazione. Vedendo quel dolore
che manifesta l'amore, capiamo quanto Dio ci ama e ci porta con sé in una nuova dimensione salvifica. Quel dolore ci
salva. Ci salva perché manifesta l'amore. Il dolore in sé non salva nulla, ma, talvolta, se è un dolore necessario a
testimoniare l'amore, ci porta ad una comprensione diversa della vita. Ecco svelato un mistero: il dolore può anche
"salvare". In questo momento storico, davanti anche alla scomparsa del carissimo Filippo, si apre per tanti, per i suoi
genitori, la fatica di vivere, di riprendere la vita in mano, avendo davanti agli occhi il limite umano messo in evidenza
da un piccolo virus, o da una morte inattesa: limite umano che spiazza, disorienta come non mai… "Signore, non ti
chiediamo perché la vita di Filippo è stata così breve, ma ti ringraziamo per il tempo che ce l'hai donato!". Pio e
Federica, avete manifestato nei fatti il suo amore per lui e "salvato" la vostra relazione, rendendo visibile, concreto
l'amore per la vita vera, il donarsi di Dio e il vostro donarvi. Gesù ha rivelato in voi che anche per es. l'apprensione per
la sua crescita, questo dolore necessario, è diventato strumento di salvezza quotidiana per Filippo. Vi ha aperto ad una
dimensione di essenzialità, e così lo avete educato. Rendete grazie al Signore per ciò che ha caratterizzato la vostra vita
fino ad oggi, e chiedete al Signore che tutto ciò abbia a dare ancora senso alla vostra vita. A volte il dolore è talmente
forte che vorremmo solo non viverlo. Ma, se discepoli, se credenti, il fatto di vedere accanto a noi un Dio che condivide
quel dolore, che lo conosce, che lo condivide, ci salva, ci da serenità, consolazione. Dice il salmo 30: In te, Signore, mi
sono rifugiato, mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia…. Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno; per il
pianto si consumano i miei occhi, la mia gola e le mie viscere…. Io dicevo, nel mio sgomento: "Sono escluso dalla tua
presenza". Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera quando a te gridavo aiuto. Amate il Signore, voi tutti suoi
fedeli; il Signore protegge chi ha fiducia in lui e ripaga in abbondanza chi opera con superbia. Siate forti, rendete saldo
il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore. Se chiediamo la forza in Dio per superare il dolore che stiamo vivendo,
e LUI è pronto a darcela, il pianto di oggi può diventare una sorgente che irriga la nostra vita e la feconda.
Ciao Filippo; forza Federica, forza Pio! AMEN!

Preghiera pensata dalle catechiste
Per Filippo, la sua mamma e il suo papà...
Segno di croce
Un Padre Nostro: porti consolazione dove c'è dolore e smarrimento
Un Ave Maria porti vicinanza dove non è possibile fisicamente
Un Gloria ci ricordi l'Amore di Dio per noi
Ma tu ci vedi?
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita. Allora sputò per terra, fece del
fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Và a lavarti nella piscina di
Siloe». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima,
poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?».
Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora
gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama
Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Siloe e lavati! Io sono andato e,
dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo
so». Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù
aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come
avesse acquistato la vista Allora i farisei gli dissero: «Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo
è un peccatore». Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci
vedo». Allora quelli lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli
disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli
disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui». Ed egli disse: «Io credo, Signore!».
Che gioia per il cieco poter vedere il cielo, il sole, gli alberi, le persone. E noi siamo ancora
capaci di vedere le tante cose belle che ci circondano?
Tutti insieme alle 19.00
Solo Dio
Solo Dio può dare la fede,
ma tu puoi offrire la tua testimonianza.
Solo Dio può dare la speranza,
ma tu puoi dare fiducia ai tuoi fratelli.
Solo Dio può dare l'amore,
ma tu puoi insegnare agli altri ad amare.
Solo Dio può dare la pace,
ma tu puoi creare l'unione.
Solo Dio può dare forza,
ma tu puoi sostenere uno scoraggiato.
Solo Dio è la via,
ma tu puoi dare agli altri il gusto di vivere.
Solo Dio può dare la luce,
ma tu puoi farla brillare agli occhi di tutti.
Solo Dio può fare l'impossibile,
ma tu puoi fare il possibile.




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